Crioconservazione Tessuto Ovarico
La crioconservazione del tessuto ovarico è una tecnica ancora sperimentale, che ha il vantaggio di non richiedere né un partner né la stimolazione ormonale. Può essere effettuata in qualsiasi momento del ciclo mestruale e permette di evitare il ritardo nel trattamento chemioterapico: pertanto potrebbe essere offerta, in casi selezionati, alle pazienti giovani interessate a preservare la fertilità che non possono attendere i 20-40 giorni impiegati per un protocollo d’induzione dell’ovulazione e nei casi di alcune neoplasie ormono-sensibili (ad alto rischio secondo il giudizio degli oncologi).
È indicata in donne di età inferiore ai 38 anni con una adeguata riserva ovarica.
Controindicazioni assolute sono rappresentate da patologie ad alto rischi di metastasi all’ovaio (leucemie, tumori ovarici, tumori solidi metastatici al peritoneo) e ad elevato rischio chirurgico. Il reimpianto può essere effettuato ortotopicamente, cioè nella stessa sede dove è stato effettuato il prelievo, o eterotopicamente, lontano dalle ovaie in siti particolarmente vascolarizzati (es. sotto la pelle dell’avambraccio). Con questa tecnica ad oggi si sono ottenute più di 30 gravidanze in tutto il mondo. Tuttavia non è ancora possibile definire l’efficacia della metodica in quanto non si conosce il numero di tutti i reimpianti effettuati.
Tutte le gravidanze evolutive, sia spontanee che con tecniche di riproduzione assistita, sono state ottenute dopo reimpianto ortotopico. La percentuale della ripresa della funzionalità ovarica è elevata (90-100%) ma la sua durata è limitata, massimo qualche anno. Per le pazienti per cui non è possibile effettuare il reimpianto di tessuto ovarico, per l’elevato rischio di metastasi, potrebbe essere possibile in futuro maturare in vitro i follicoli isolati da tessuto ovarico prelevato e crioconservato, ed ottenere ovociti da utilizzare per tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Crioconservazione Ovociti
La crioconservazione ovocitaria rappresenta un importante strategia di preservazione della fertilità. Può essere proposta a tutte le pazienti che possono ritardare i trattamenti chemioterapici di almeno 2-3 settimane e che hanno una riserva ovarica adeguata per il recupero di un numero sufficiente di ovociti (8-15).
Tuttavia, rispetto alla crioconservazione dello sperma o degli embrioni, il congelamento degli ovociti ha fronteggiato difficoltà tecniche a causa delle caratteristiche specifiche delle cellule germinali femminili.
Gli ovociti sono, infatti, tra le cellule umane più grandi, con un rapporto superficie/volume sfavorevole alla crioconservazione, ciò aumenta la probabilità di formazione del ghiaccio intracellulare e riduce il tasso di sopravvivenza.
Anche la qualità ovocitaria è una variabile fondamentale per garantire la sopravvivenza dopo lo scongelamento. Tanto più alta è la qualità, tanto più alta sarà la percentuale di sopravvivenza. In aggiunta, gli ovociti dovrebbero essere conservati lo stesso giorno del prelievo, possibilmente entro le 8 ore.
La metodica consta di tre fasi: due cliniche e una di laboratorio.
Induzione alla crescita follicolare multipla (stimolazione). Prelievo ecoguidato di ovociti (pick-up). Valutazione, selezione e crioconservazione degli ovociti. La prima metodica di congelamento messa a punto e utilizzata per gli ovociti è stata quella del congelamento lento o slow freezing (prima gravidanza ottenuta nel 1986). Questa metodica, che ha subito cambianti e perfezionamenti, presenta ad oggi tassi di sopravvivenza allo scongelamento del 60-70%.
Più di recente è stata messa a punto la metodica della vitrificazione (prima gravidanza ottenuta nel 1999). La vitrificazione è un processo che, trasforma l´acqua dallo stato liquido ad uno stato amorfo, similvetroso, attraverso una brusca variazione di temperatura, impedendo la formazione di cristalli di ghiaccio. Per la realizzazione di questo processo è necessaria una drastica riduzione della temperatura che si ottiene immergendo il campione (ovociti, tessuto ovarico, embrioni, spermatozoi ) direttamente in azoto liquido.
Quest’ultima tecnica, mostra tassi di sopravvivenza del 90%.
Allo stato attuale alcuni laboratori utilizzano entrambe le tecniche altri solo una delle due e in questo l’esperienza del laboratorio ha un ruolo cruciale per garantire con successo il congelamento ovocitario.
Crioconservazione Embrioni
La legge 40/2004 vieta in Italia la produzione di embrioni da crioconservare. Per tale metodica risulta necessario effettuare una stimolazione ovarica controllata e la raccolta di ovociti da inseminare con le stesse modalità e problematiche previste per la crioconservazione di ovociti. L’unica differenza consiste nel fatto che gli ovociti recuperati veranno inseminati con tecnica ICSI e successivamente si procederà alla crioconservazione degli embrioni. Per tanto è necessaria la disponibilità di un partner al momento dell’applicazione di questa metodica.
Le metodiche di crioconservazione degli embrioni sono le stesse degli ovociti, congelamento lento e vitrificazione. Solo il 70% degli embrioni sopravvive al processo di congelamento e scongelamento.
Crioconservazione Liquido Seminale
La crioconservazione del liquido seminale o degli spermatozoi prelevati a livello epididimario e testicolare rappresenta uno dei più importanti strumenti oggi a disposizione per la gestione di pazienti, intenzionati a preservare la fertilità, affetti da patologie neoplastiche, autoimmuni, urologiche, neurologiche, che si sottopongono a trattamenti medici e chirurgici potenzialmente in grado di ridurre la fertilità in maniera temporanea e/o permanente nonché in pazienti affetti da azoospermia secretoria ed escretoria. Per utilizzare gli spermatozoi crioconservati è quasi sempre necessario ricorrere ad un inseminazione in vitro con tecnica ICSI.
La tecnica ICSI è una procedura consolidata con buone probabilità di successo anche quando la qualità dell’eiaculato è molto scarsa. Nei pazienti oncologici che si sottopongono al percorso di preservazione della fertilità, i tassi di successo con ICSI oscillano tra il 20% ed il 50%.
Maturazione In Vitro IVM
Strategia innovativa e sperimentale, che prevede di effettuare il prelievo ovocitario senza stimolazione o con una minima stimolazione di 3-5 giorni. Gli ovociti immaturi possono essere maturati in vitro e crioconservati allo stadio di vescicola germinativa (GV) o MI (non maturi) e poi maturati in vitro allo scongelamento prima dell’inseminazione.
Questa metodica permette di ridurre il tempo necessario per la preservazione e non comporta la fase di iperestrogenismo, anche se minima, indotta dalla stimolazione. Al momento i risultati ottenuti dalla crioconservazione di ovociti immaturi e di quelli maturati in vitro, sono inferiori a quelli ottenuti da ovociti maturati in vivo pertanto solo pochi centri di PMA hanno sviluppato tale metodica nella pratica clinica routinaria.