E’ importante distinguere l’approccio terapeutico da utilizzare in cicli di induzione dell’ovulazione per rapporti mirati e cicli di induzione dell’ovulazione per IUI (in cui la fecondazione è intracorporea), dai cicli di induzione dell’ovulazione per tecniche di procreazione medicalmente assistita di II livello in cui la fecondazione è extracorporea (IVF, In Vitro Fertilization)
Nel caso di infertilità secondaria ad anovulazione, o in caso di sterilità inspiegata di recente diagnosi e comunque dopo aver escluso un fattore maschile di infertilità ed aver accertato la pervietà tubarica è indicata, come prima linea di trattamento, l’induzione dell’ovulazione per rapporti mirati.
Nel caso di infertilità secondaria ad anovulazione, o in caso di sterilità inspiegata di recente diagnosi e comunque dopo aver escluso un fattore maschile di infertilità ed aver accertato la pervietà tubarica è indicata, come prima linea di trattamento, l’induzione dell’ovulazione per rapporti mirati.
A tal fine si procede ad induzione della ovulazione con l’obiettivo di indurre una monoovulazione o comunque il reclutamento e la selezione di uno/due follicoli dominanti mediante l’impiego di gonadotropine a bassi dosaggi con l’obiettivo finale di una gravidanza singola. Se nel corso del monitoraggio ecografico dell’ovulazione si rileva la presenza di 3 o più follicoli dominanti, si sospende la somministrazione di farmaci e si consiglia di avere rapporti protetti per evitare il rischio di gravidanze multiple.
Anche nel caso di induzione dell’ovulazione per IUI si procede analogamente; in questi casi, talvolta per evitare un picco prematuro di LH e temporizzare al meglio l’ovulazione, si associa un analogo antagonista del GnRH quando il follicolo dominante raggiunge i 14 mm di diametro medio, per poi procedere alla induzione con hCG e programmare la tecnica IUI a 34-40 h di distanza.
Nel caso in cui sia posta l’indicazione ad una tecnica di II livello FIVET/ICSI è necessario procedere ad una induzione della superovulazione con crescita follicolare multipla. Si utilizzano a tal fine dosaggi maggiori di gonadotropine associati a farmaci per la prevenzione del picco prematuro di LH (Analoghi agonisti /antagonisti del GnRH).
Il dosaggio iniziale di gonadotropine è valutato in accordo alla riserva ovarica della paziente e della eventuale precedente risposta ovarica a terapie di induzione della superovulazione e verrà poi modulato in base alla risposta individuale della paziente (valutata dopo 4-5 gg di terapia mediante monitoraggio ecografico dell’ovulazione e dosaggio sierico di estradiolo e progesterone).
Quando almeno 3 follicoli raggiungono un diametro >= a 18 mm si procede all’induzione della maturazione ovocitaria finale generalmente mediante hCG, in casi particolari mediante agonisti GnRH. A distanza di 36 ore si procede al prelievo degli ovociti (Pick-up) per via trasvaginale sotto guida ecografica con aspirazione bilaterale di tutti i follicoli ovarici, recupero del fluido follicolare e dei complessi cumulo-ovocita.
Dopo trattamento e valutazione morfologica degli ovociti recuperati si procede alla fecondazione extracorporea mediante tecnica FIVET/ICSI. Secondo la normativa vigente è possibile trasferire in utero un numero massimo di 3 embrioni; tale procedura essendo gravata da un elevato rischio di gravidanza plurima che si associa ad outcome materno-fetali sfavorevoli, sta lasciando spazio a procedure che consentono di eseguire il transfer di un singolo embrione (SET single embryo transfer).
Il supporto alla fase luteale consiste in un approccio che serve a compensare un’inadeguata o mancata funzione del corpo luteo nella fase successiva all’ovulazione. Tale approccio si rende necessario nei cicli di Procreazione Medicalmente Assistita, dato che, al momento della raccolta degli ovociti, risultano eliminate anche le cellule della granulosa, che dovrebbero formare in seguito il corpo luteo.
Mancando o non essendo abbastanza numerose le cellule del corpo luteo, la produzione di progesterone da parte di quest’ultimo non è sufficiente a far maturare l’endometrio e a determinare e mantenere l’impianto dell’embrione. Per questo motivo il progesterone è il farmaco maggiormente utilizzato per il supporto della fase luteale.
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